Fondazione Lac o Le Mon, San Cesario di Lecce, Puglia, 2019
La Fondazione Lac o Le Mon, centro per la ricerca e la sperimentazione artistica, ha organizzato dal 19 al 21 agosto 2019, un ciclo di incontri dal titolo Estetica dell’Impercepibile, a cura dell’artista Emilio Fantin, al quale ho partecipato con l’esperimento “La persistente InFormAzione determina la Forma”, svolto con gli artisti in residenza.
Lo scopo dell’esperimento (riprodotto successivamente a Lugano il 21.11.2019, in una residenza privata) è stato testare e sviluppare un metodo, atto a intravedere con gli occhi chiusi, grazie all’espansione volontaria del Campo del Cuore.
Qui di seguito, un estratto riassuntivo del mio intervento pubblico:
Qui con voi oggi vorrei fare un esperimento, che indaghi la possibilità di intravedere l’archetipo o matrice energetica, che sostiene e vivifica la forma.
Il tutto nasce dall’intuizione che la persistente In-FormAzione determini la Forma, per quanto l’essere umano non sia ancora avvezzo a comprendere o portare con sé, simultaneamente, la costituzione esteriore e la controparte immateriale.
…Il filosofo, teologo, mistico e alchimista luterano Jacob Böhme, insegna che non esiste in natura nessun oggetto, creato o generato, che non manifesti la sua forma interiore anche attraverso la sua immagine esteriore, poiché l’interiore tende sempre a manifestarsi; così la potenza e la forma ci permettono di vedere come l’essere eterno, dando corpo al suo desiderio, si è manifestato in un’immagine e come ci appare sotto tutte le diverse forme, che possiamo vedere e riconoscere: astri ed elementi, creature, alberi e piante. Per questo motivo il segnale (la forma) contiene la più perfetta ragione.
L’esperimento indaga la possibilità di intravedere la matrice energetica soggiacente e informante la forma fisica, ossia l’Archetipo della Forma; da intendersi la parola “archetipo” in modo platonico, ovvero l’essenza sostanziale delle cose sensibili.
L’esperimento ha inizio con l’opera One Way, Wu Wei o azione senza azione, coperta da un telo. Ai presenti è stato comunicato unicamente il titolo dell’opera e il relativo concept o intento artistico, mantenuto stabile nella mente durante tutto l’arco creativo.
L’opera è un’apparente dualità di forme.
L’inganno percettivo, mediato dai sensi, ammorba l’esistenza.
One Way, Wu Wei è una via non segnata da strade o passi, perché la Via dell’Amore è onnipervasiva.
La Via dell’Amore è una porta aperta verso l’Era dell’Arcobaleno, ognuno con il proprio colore, ma tutti uniti e integrati nell’A-MORS: l’assenza di morte.
One Way, Wu Wei, Mya Lurgo, 2019, tecnica mista su tela
L’esperimento è continuato con l’esercizio ricevuto con la scrittura meditativa, atto a intra-vedere con il Campo del Cuore:
1. Chiudete gli occhi, respirate attraverso il cuore, dilatandolo battito dopo battito, il più possibile, come un enorme schermo o foglio bianco. In questo spazio vuoto lasciar (ac)cadere i segni suggeriti dall’immaginazione, mentre si ascolta la rilettura dell’intento dell’opera. Riaprire gli occhi e abbozzare sul foglio fisico davanti a sé i primi segni intravisti nello schermo della mente.
2. Richiudete gli occhi e riprendete a dilatare il campo del cuore. Osservare se compaiono altri di-Segni. Ascoltate ancora una volta l’intento creativo. Aprite gli occhi e tracciare i nuovi segni sul foglio.
3. Chiudere gli occhi un’ultima volta. Dilatare il cuore attraverso il respiro. Ora osservare dettagliatamente le forme che si creano nel vostro campo visivo. Un ultimo ascolto all’intento creativo per tracciare sul foglio davanti a voi la configurazione finale pre-vista.
I partecipanti hanno fatto l’esercitazione una sola volta, quindi “buona la prima”!
Alcuni partecipanti hanno intra-visto le due metà della tela, altri i puntini, altri ancora le linee… nell’insieme, gli aspetti basilari dell’opera One Way, Wu Wei sono stati individuati.
Sono certa che, vi sia una predisposizione ma che, con la pratica, sia possibile ottimizzare maggiormente la visione a occhi chiusi, tramite il campo del cuore. Resta da capire, se tale campo del cuore, in un esperimento tra più persone, è una “dimensione” comune a tutti i presenti o soggettiva.
La sede della Fondazione, la Casa Cafausica, dove si svolgeranno le attività, è un suggestivo grande casale dell’inizio del Novecento, di altissima qualità costruttiva, rimasto sostanzialmente integro dal momento della sua edificazione. La Casa è circondata da un ampio parco di circa due ettari con alberi di alto fusto, ulivi e alberi da frutta, ed è affiancata da un hortus conclusus con agrumeto. Casa e parco costituiscono il sito ideale per la creazione di “comunità temporanee” che possano proporre pratiche conoscitive e condividere progetti artistici, e insieme sperimentare forme di vita che non rispondano né alla logica produttivistica né a quella della vacanza, né all’efficientismo né all’inerzia, ma che siano invece basate sulla circolazione di saperi, risorse, attitudini, abilità.